23 Mag #GINO
Introduzione
Migliaia di commenti, la notte del 31 dicembre 2017, hanno invaso il profili Facebook, Twitter ma in particolar modo Instagram, portando con sé il nome ‘#Gino’.
Si tratta di un fenomeno social che ha coinvolto milioni di utenti nel giro di poche ore.
Aspetto storico/sociologico
Questo fenomeno nasce dall’idea di uno youtuber: Gianmarco Tocco, meglio noto con il nickname Blur, il quale a poche ore dalla mezzanotte ha lanciato un appello ai suoi 417 mila followers, sfruttando le stories.
Coinvolgendoli in una ‘rivolta popolare’ priva di qualsiasi significato.
Gino, infatti, non si riferisce a nessuno, ne contiene un messaggio particolare, è solo un commento che ha formato immense colonne virtuali sotto i profili di cantanti, modelle, calciatori ma, bensì, anche persone non famose.
Questo si è replicato tra utenti che non avevano idea di come, perché, chi fosse questo ‘Gino’.
Aspetto psicologico/patologico
Con il passare della notte e con le reazioni successive di coloro che hanno visto il loro profilo pieno di commenti con su scritto ‘Gino’, questo fenomeno divenne un ‘caso di studio’.
Tutti gli utenti che hanno contribuito alla dispersione di Gino alludono a quello che, nelle scienze umane, viene a definirsi “comportamento di gregge”: rappresenta una delle caratteristiche delle dinamiche di gruppo, un vero e proprio comportamento collettivo, ovvero dove un gruppo di persone sottoposte a un medesimo stimolo, reagiscono e interagiscono fra loro senza ruoli definiti e stabilizzati.
Il comportamento collettivo è caratterizzato da un annullamento della personalità individuale per favorire il predominio del sentimento della folla.
In questo specifico caso alcuni alludono all’annullamento della volontà, poiché ripetono acriticamente un’azione ordinata da qualcuno, che in questo caso ha un po’ di visibilità sui social.
I social, infatti, hanno favorito tale tendenza grazie alla loro capacità di mettere in contatto persone che sarebbe impossibile raggiungere nella vita di tutti i giorni.
Aspetto educativo
Blur all’interno di questo fenomeno ha avuto la capacità di influenzare altre persone, grazie alla sua popolarità, un vero fascino del carisma. Lui non ha promesso nulla in cambio a chi lo avesse seguito, quindi chi ha promosso questa ‘febbre da Gino’ lo ha fatto per ragioni insite in lui, ma in ogni singolo caso è frutto della decisione del singolo.
Una caratteristica che contraddistingue l’essere umano, per tutto l’arco della sua vita, è, il compiere un’azione priva di particolari significati soprattutto quando si è in gruppo, poiché ci si sente parte di qualcosa e si ha meno timore di essere sotto il mirino di accuse.
Per questo spetta alla volontà della singola persona di aderire o meno, a questo fenomeno.
Qui sono stati coinvolti anche dei bambini e ragazzi, quindi potrebbe sorgere una questione, ovvero, se lo stesso yuotuber fosse consapevole di aver influenzato dei soggetti che non hanno raggiunto la piena cognizione delle loro azioni, e di conseguenza portare a dei comportamenti che lui stesso non avrebbe mai voluto o pensato (profezia che si auto-adempie).
Si potrebbe profilare un aspetto negativo che pochi o nessuno avrebbero mai coraggio di pensare, sino a quando non accade un fatto negativo, da cui le coscienze iniziano a sensibilizzarsi su dati argomenti.
Sorge così, la figura dell’educatore, che si propone come colui che è in grado di fare uso della rete con un corretto sguardo critico che non si chiuda all’innovazione, ma è consapevole e responsabile, poiché il non esserlo significherebbe arretrare e restar fuori gioco, l’esserlo significa solamente essere in pari col proprio tempo.
Da questo punto di vista, è molto importante riconoscere le capacità di ogni persona, e renderli consapevoli delle loro azioni e delle successive conseguenze, agendo quindi per valorizzare al meglio ogni singola persona. Educatore e educandi devono entrambi rispondere a propri doveri – compiti, alleandosi reciprocamente.
In questo specifico caso i ragazzi devono essere consapevoli del significato, valore del contenuto virale che stavano trasmettendo, ponendosi la domanda “Cosa sto comunicando?”. Allo stesso modo, l’educatore per fare ciò, non può restare ancorato nel suo luogo, nei suoi pensieri, ma deve avvicinarsi sempre più alle nuove generazioni, perché non si può intervenire solo dopo accaduto, con l’avvenire delle conseguenze, ma risulta sempre più necessario una prevenzione nelle scuole, informarli di tutto ciò che la rete può creare e provocare.
Attraverso i social l’educatore si cala nelle loro realtà, mantenendo comunque la sua immagine che comporta sempre ruoli e comportamenti attesi, poiché è consapevole che lo spazio on-line è caratterizzato da identità provvisorie.
Conclusioni
I fenomeni social, tra cui questo, sono sempre più numerosi.
Si viene a creare un vero e proprio spazio sociale, il cyber spazio, che crea legami on-line e off-line.
L’ambiente in cui viviamo spinge sempre più i ragazzi a spostarsi tra il desiderio di omologarsi al
gruppo di coetanei e quello di differenziarsi dalla famiglia e, per fare questo, assistiamo a stili di vita
e comportamenti che si diffondo grazie ai social.
È importante sviluppare delle competenze relazionali e sociali con i nativi digitali, per aiutarli a
interpretare se stessi all’interno di una realtà nella quale sono inseriti, trovando un territorio
intermedio per riscoprire il valore del limite e della consapevolezza.