04 Giu La nomofobia
Introduzione
Nell’epoca attuale possedere uno smartphone o qualunque altro dispositivo elettronico che ci permetta di accedere al mondo virtuale e social è diventato la normalità. Grazie ad essi, la persona ha accesso in qualunque momento ad innumerevoli informazioni relative alla realtà e alle persone che conosce più o meno direttamente. Questo fenomeno ha portato sicuramente ad una modificazione del sistema di diffusione delle notizie e di acquisizione delle informazioni, e, sicuramente, del modo di intrattenere i rapporti con il prossimo.
Aspetto storico/sociologico
La nomofobia, o “Sindrome da disconnessione”, è un termine di recente introduzione che va ad indicare una nuova forma di patologia che riguarda un particolare rapporto che un soggetto può avere con la realtà virtuale e social. La qualità di questo rapporto viene messa in luce dalla struttura della parola stessa: “nomo” è l’abbreviazione di “no mobile” e “fobia” va ad indicare una specifica patologia presente nel DSM-5; la comunità scientifica utilizza quest’ultimo termine riferendosi a «una paura o ansia marcata verso un oggetto o verso situazioni specifiche»[1].
La nomofobia è, perciò, una particolare forma di fobia definibile come: «ansia, disagio, nervosismo e angoscia causati da essere fuori dal contatto con un telefono cellulare o un computer»[2]. Questo comporta che una persona affetta da nomofobia avverta il bisogno costante di sapere l’esatta locazione del proprio dispositivo mobile o del proprio computer e di avere il libero accesso ad essi. In caso ci si trovi nella situazione di non trovare il proprio smartphone o un altro dispositivo elettronico e di trovarsi in una condizione che impedisce l’uso degli stessi, questa fobia può scatenare veri e propri attacchi di panico.
[1] DSM-5, 2015.
[2] http://www.stateofmind.it/2016/01/nomofobia-dipendenza-smartphone/
Aspetto psicologico/patologico
Il meccanismo psicologico che è stato rilevato alla base di questa fobia specifica è la sensazione di “perdersi qualcosa di imperdibile”, motivo per il quale questa patologia conduce spesso all’innesco di una vera e propria dipendenza. Quando si entra nel “circolo vizioso della nomofobia”, la persona tende ad aumentare il dosaggio della messa in atto di comportamenti disfunzionali, come per esempio l’aumento del tempo passato nei social per visualizzare, commentare o condividere dei post, il mancato spegnimento del dispositivo elettronico, il controllo di quest’ultimo anche durante la notte, l’uso dello stesso anche in luoghi non appropriati, ecc.
Aspetto educativo
I problemi centrali di carattere educativo che insorgono con questa patologia sono: la tendenza ad estraniarsi dalla realtà e la conseguente compromissione nell’intrattenere delle relazioni sociali e nella partecipazione a qualunque forma di attività che escluda l’uso di strumenti di connessione.
A tal proposito bisognerebbe ideare delle azioni educative che invitino i ragazzi ad un uso intelligente della tecnologia, la quale è indubbiamente uno strumento utile che assolve a tre importanti funzioni psicologiche: « regola la distanza nella comunicazione e nelle relazioni, gestisce la solitudine e l’isolamento assumendo quasi il ruolo di antidepressivo multimediale e permette di vivere e dominare la realtà regalando l’idea di poter essere presenti e capaci di fermare lo scorrere del tempo con uno o più scatti»[1]. Al tempo stesso però, se usata in modo sconsiderato e compulsivo, induce la persona a perdersi la possibilità di vivere innumerevoli esperienze, e, in alcuni casi, porta a chiudersi così tanto in se stessi da portare a sviluppare una forte insicurezza nelle relazioni e ad alimentare la paura del rifiuto, o addirittura potrebbe degenerare nel sentirsi generalmente inadeguati e bisognosi di sostegno costante. È necessaria, perciò, un’azione preventiva, qualora non sia già presente questa patologia, che informi i giovani dei rischi impliciti dell’essere “online”, e di attuare delle azioni di consapevolizzazione verso coloro affetti dalla “sindrome da disconnessione”, che portino a riflettere sulla propria condizione e sui danni che essa comporta.
[1] http://www.stateofmind.it/2016/01/nomofobia-dipendenza-smartphone/
Conclusione
Pertanto, risulta importante imparare a costruire un rapporto equilibrato con il mondo virtuale, che non comprometta in alcun modo il vivere “onlife”, in modo da poter usufruire delle possibilità e delle agevolazioni che esso ci può offrire.