07 Mag Blue Monday
Introduzione
Oggi i social riescono a diffondere in brevissimo tempo informazioni di ogni genere. Proprio così, si è diffuso il fenomeno del Blue Monday, fino a pochi anni fa sconosciuto e che, grazie alla condivisione, i post o le storie di Instagram, è diventato virale.
Il Blue Monday identifica il giorno più triste dell’anno.
C’è chi sostiene sia una bufala e chi, invece, sfrutta le potenzialità che tale evento può rivelare.
Aspetto storico/sociologico
Il Blue Monday (letteralmente “Lunedì blu”) è un giorno particolare dell’anno, che cade sempre il terzo lunedì di gennaio e suona ufficialmente come il ritorno vero e proprio alla vita di sempre, dopo la lunga pausa dalle vacanze natalizie. La sua nascita risale ai primi anni 2000, ad opera di Cliff Arnall, uno psicologo dell’Università di Cardiff, che lo ha calcolato prendendo in considerazione una serie di variabili, tra cui il meteo, i sensi di colpa per le eccessive spese natalizie, la conseguente difficoltà di arrivare al prossimo stipendio, il calo di motivazione dopo le feste e la difficoltà a riprendere la quotidianità.
Il nome “Blue Monday”, richiama il colore blu perché generalmente associato alla tristezza, alla malinconia, alla depressione. Nella cultura americana, blue è sinonimo di tristezza, si dice infatti feeling blue per dire mi sento triste.
Ci sono esempi celeberrimi nella storia, nell’arte, nella musica o nel cinema, di utilizzi del termine blue come sinonimo di tristezza: il genere musicale blues, caratterizzato da un senso di nostalgia e tristezza tipico della musica afro-americana; il periodo blu di Picasso, in cui le opere rivelavano una malinconia sottile e poetica e una malcelata inquietudine personale; la bandiera delle navi di colore blu, che si usava quando moriva il capitano o un altro ufficiale; il personaggio Tristezza del cartone animato Inside Out, completamente blu.
È spopolato l’hashtag #bluemonday su twitter e gli altri social network. Numerosi brand italiani si scatenano con messaggi e creatività a tema per sfruttare l’attenzione dei propri followers e fare ‘brand awarness’ sui social.
Aspetto psicologico/patologico
La nascita del Blue Monday sottolinea uno stato psicologico comune a molti in questo particolare periodo dell’anno che coincide con il ritorno alla routine, la ripresa delle solite attività e la messa in atto di tanti propositi ideali per l’anno nuovo. Sebbene possa apparire una ricorrenza poco fondata, in alcuni Paesi viene presa molto sul serio: per esempio, in Gran Bretagna, si è registrato un considerevole aumento di assenze dal lavoro in questa data.
La causa di tutte le sensazioni negative accumulate e concentrate in questo periodo dell’anno è l’inverno stesso, la stagione che fa sentire più scarichi e demotivati e che genera il “winter blues”, ovvero quella che viene chiamata “depressione invernale”.
Nonostante molti affermino che il fenomeno del Blue Monday sia una bufala, esso è ancora vivo e vegeto, anzi c’è chi riferisce reale disagio durante la giornata, probabilmente per quel meccanismo caro agli psicologi delle “profezie che si auto avverano”, le quali ci convincono di cose che proprio per questo poi si avverano.
Aspetto educativo
Le aziende non si sono fatte scappare il giorno del Blue Monday per trasformarlo in un “giorno di marketing” o comunicazione. La Ferrari, ad esempio, ha lanciato una campagna su Twitter che recitava “Blue Monday? Think red!”. Il meccanismo è quello di proporre agli utenti una visione positiva, veicolando sentimenti in opposizione all’idea di tristezza.
In questo modo, si sfrutta la vulnerabilità dei soggetti per crearne business, e i social non fanno altro che alimentare e sussistere tale fenomeno.
In occasione di questa ricorrenza, alcuni esperti consigliano alcune attività per fronteggiare tale lunedì dell’anno, fra cui: fare attività fisica, concedersi piccoli piaceri culinari, uscire con gli amici, prendersi un momento di relax.
Conclusioni
In conclusione possiamo constatare che ogni fenomeno o ricorrenza (anche inventata o momentanea) diventa motivo di marketing e business, sfruttando sentimenti, vulnerabilità e debolezza delle persone. Tutto si riduce a trovate pubblicitarie, quando magari si potrebbe utilizzare questo fenomeno con uno spirito diverso: per esempio in attività solidali e messaggi positivi, ma senza scopi di lucro o pubblicitari.